La rivista “Economia e storia” era stata fondata nel 1954 e diretta per lungo tempo da Amintore Fanfani che, quale professore ordinario di Storia economica nell’Università di Roma, aveva riunito intorno al periodico un gruppo di studiosi di materie storiche dando vita a una pubblicazione che, nel panorama della pubblicistica economica italiana, occupava una posizione di primo piano. La rivista usciva regolarmente con un ricco apparato iconografico e fotografico.
Probabilmente anche a causa dei suoi impegni politici Fanfani un certo punto cedette la direzione e la proprietà della rivista al prof. Gino Barbieri, che era stato suo allievo e che allora ricopriva la carica di Preside della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Padova, sede di Verona.
Gino Barbieri, storico economico di chiara fama, diresse la rivista per diversi anni, mantenendone alto il prestigio e facendo nascere a Verona una agguerrita scuola di storici dell’economia, che contava ben cinque professori ordinari, tra cui, oltre al Barbieri, Romano Molesti, Giovanni Zalin, Giorgio Borelli, Francesco Vecchiato.
La rivista uscì per alcuni anni regolarmente, avvalendosi anche della collaborazione di alcuni professori associati di materie storiche e di vari assistenti di ruolo. Con il passare del tempo intervennero peraltro alcuni fatti nuovi, che resero sempre più difficile la vita del periodico. Alludiamo, tra l’altro, alla crisi dell’editoria che cominciava a colpire le pubblicazioni che agivano libere sul mercato, senza poter contare su contributi fissi annuali. La conseguenza fu che la rivista dovette sospendere le pubblicazioni per alcuni periodi. A un certo punto la situazione si fece talmente difficile che l’uscita del periodico dovette essere interrotta. Il fatto rivestì una certa gravità perché la rivista veniva stampata da uno degli editori italiani più qualificati in campo economico, l’editore Giuffrè, che evidentemente a un certo punto dichiarò forfait. A quel punto subentrò un altro piccolo editore locale che non riuscì a portare avanti la rivista se non per breve tempo. Dopo di che le pubblicazioni cessarono definitivamente.
Solo dopo cinque anni dalla morte di Gino Barbieri, la rivista poté rinascere con il nome di “Nuova economia e storia”, proprio grazie all’impegno dei professori ordinari già citati prima e del Centro studi “G. Toniolo” di Pisa, elemento quest’ultimo che spinse gli eredi di Barbieri a cedere i diritti. Fu creato un nuovo Comitato scientifico di tutto rispetto e, dopo lunghi preparativi per il Convegno di presentazione della rivista descritto all’inizio, questa poté essere pubblicata nel giugno del 1995. Al Convegno, tenutosi nell’Aula Magna dell’Università di Verona, il prof. Carlo Bo, uno dei più noti letterati italiani, che rievocò la figura di Gino Barbieri e mise in rilievo l’importanza della ripresa delle pubblicazioni di “Nuova Economia e Storia”. Fu una giornata di quelle che non si dimenticano, caratterizzata da una partecipazione massiccia di illustri docenti. Il successo fu tale che l’Università di Salerno, tramite il Preside della sua Facoltà di Economia, Diomede Ivone, chiese di poter replicare qualche anno dopo a Salerno il Convegno di presentazione della rivista.
Negli ultimi anni si sta assistendo ad un nuovo slancio all’attività della rivista “Nuova Economia e Storia”, legato anche al rinnovato interesse per l’impostazione della scuola scoiale cattolica, è dimostrata dalla recente entrata nel comitato scientifico della rivista di eminenti studiosi italiani quali Stefano Zamagni, professore ordinario nell’Università di Bologna, Luigino Bruni, professore ordinario nell’Università LUMSA di Roma e Antonio Magliulo, professore ordinario nell’Università degli studi Internazionali di Roma.